11.6 Vocabolarietto (in appendice a "Lezioni di Sociologia")
(non fanno parte di questo vocabolarieto quei termini già esaurientemente trattati nel corso dell’esposizione)
ALIENAZIONE Concetto sviluppato da Karl Marx(cfr.Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, 1844).I prodotti del lavoro umano non vengono più considerati realizzazioni dell’uomo, ma come merci, cose quindi a lui estranee, aventi valore solo per sé stesso, Pertanto, la condizione dell’uomo “alienato” può essere superata soltanto in una società dove venga riconosciuto il valore umano dei prodotti del lavoro, dove il rapporto tra l’uomo e le cose non sia più soltanto quello del possesso.
ANOMIA Questo termine, recuperato dal greco da (a-nomos=senza legge, dove indicava situazioni di illegalità, di evasione e di disprezzo della legge),fu poi introdotto in sociologia da Emile Durkheim per indicare uno stato di “mancanza o carenza di norme” sociali,di regole atte a mantenere entro limiti appropriati il comportamento dell’individuo (cfr. De la division du travail,1893;cfr.Le suicide:étude de sociologie,1897)
AZIONE
SOCIALE Concetto elaborato da Max Weber (cfr. Economia e società, 1922). Per azione sociale dobbiamo intendere “l’azione riferita, nelle intenzioni di colui o di coloro che la compiono, al conportamento degli altri e orientata verso di loro nel suo corso”. Per Weber rappresenta una sorta di pietra miliare, o, meglio, una pietra da costruzione molecolare dell’edificio sociale. Comunque, l’azione sociale non deve mai riferirsi all’individuo nella sua completezza, perché questo forma l’oggetto della ricerca psicologica.
In seguito Il concetto fu ripreso da Talcott Parsons, sociologo americano del XX secolo, che definisce l’azione sociale come ogni comportamento motivato e influenzato da precise cause che consistono nello scopo di raggiungere determinati obiettivi.
BEHAVIORISMO Metodo di osservazione psicologica che ha per oggetto lo studio delle relazioni tra gli stimoli e le risposte del soggetto, da behaviour (termine inglese che sta per “comportamento” o “condotta”), detto anche “comportamentismo”. La teoria del behaviorismo fu esplicitamente formulata nel 1913 da J.B.Watson (il vero e proprio atto di nascita è dato dall’opera-manifesto ‘Psychology as a behaviourist views it’), il quale la fonda sul metodo descrittivo usato per lo studio degli animali.
CARISMA Dal greco. Secondo le dottrine religiose, significa una facoltà straordinaria, grazia o doni che denotano poteri straordinari, che si crede attribuita a una data persona. Il concetto in sociologia viene applicato anche in campo politico e militare per spiegare certi tipi di influenza e di autorità. Un esempio, nella teologia ebraica e cristiana, è rappresentato da Mosè, ritenuto l’archetipo di tutti i capi carismatici. Il concetto stato ampiamente sviluppato da Max Weber (Economia e società, 1922). Viene trattato e sviluppato nell’ambito della sociologia della religione.
CLASSI “Grandi gruppi di persone che si differenziano per il posto che occupano in un sistema storicamente determinato della produzione sociale, per la loro posizione (per lo più fissata e sancita da leggi) di fronte ai mezzi di produzione, per la loro funzione nell’ organizzazione sociale del lavoro e, quindi, per il modo in cui ottengono una parte della ricchezza sociale o la misura in cui ne dispongono. Le classi sono gruppi di persone dei quali l’uno può appropriarsi del lavoro dell’altro, a causa del differente posto da esso occupato in un determinato sistema di economia sociale”. Questa definizione è di Lenin.
COSCIENZA
COLLETTIVA Insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una società e indipendente dalle condizioni particolari nelle quali gli individui si trovano. Concetto peculiare di Emile Durkheim (cfr.De la division du travail social, 1893)
DEVIANZA Atto, comportamento o espressione del componente di una collettività che la maggioranza dei membri giudica come un allontanamento o violazione, più o meno grave, da determinate regole o consuetudini o credenze. A questa presunta violazione la collettività reagisce con intensità proporzionale al grado di offesa ricevuto. Comunque, la teoria sociologica del comportamento deviante, esemplificata dall’opera di Robert King Merton (“Social theory and social structure, 1949; trad. it. Teoria e struttura sociale, 1971)) considera la devianza come il prodotto della configurazione delle istituzioni in una data società. Riferimenti alla devianza si possono trovare in tutti i grandi sociologi: in Quételet, (“Fisica sociale”), in Durkheim (“cfr. Le regole del metodo sociologico”),in Sorokin, in Parsons, ecc.
DIFFUSIONISMO Detto anche Teoria della diffusione, propria della Scuola americanista, secondo la quale i vari tipi di cultura si sono irradiati da un numero limitato di centri, ciascuno con un suo sviluppo autonomo. Tra i suoi maggiori esponenti ricordiamo: F. Boas, C. Wissler, C. Gini, W.D. Wallis, R.B. Dixon, A.L. Kroeber.
EVOLUZIONE
SOCIALE Designa la trasformazione intervenuta nell’universo delle società umane, osservate in una prospettiva plurisecolare, da uno stadio di organizzazione semplice ad uno di notevole complessità. Tale sequenza di trasformazioni si compie attraverso stadi intermedi caratterizzati da mutamenti strutturali in varie sfere, in ordine costante, tra loro correlati.
FUNZIONALISMO
L’antropologo B.Malinowsky e molti sociologi americani, soprattutto Parsons e Merton, hanno cercato di spiegare la società in termini funziomali. Si sono cioè domandati quale funzione svolga una certa istituzione per l’intero sistema sociale. Questo modo, certamente utile, di esaminare la realtà sociale ha suscitato però molte critiche, sia negli USA (Cecil Wright Mills) sia, soprattutto, in Europa, per esempio da parte del tedesco Ralph Dahrendorf. Costoro hanno osservato come il funzionalismo sia una teoria conservativa poichè spiega ciò che esiste in modo ottimistico (se qualcosa c’è, è segno che svolge una funzione pratica), ma – insistono i critici – incapace di spiegare i fatti come la delinquenza, i conflitti, le guerre.
GRUPPO Viene chiamato gruppo un insieme di parecchi individui che intrattengono relazioni sociali costanti e, soprattutto, operano in parziale collaborazione, quando è possibile distinguerli da coloro che non ne fanno parte. Spesso questa qualità che caratterizza il gruppo viene chiamata “senso di noi”. All’atto della sua assunzione in un gruppo l’individuo viene incluso anche in una cultura o subcultura. Dopo che l’ha imparata e accettata, diviene effettivamente membro del gruppo. Un gruppo non è un individuo più un altro, un terzo, un decimo, un centesimo, un millesimo, ecc.: la sua articolazione è molto più complessa. E’ una questione di ruoli. Ognuno ha il suo e lo recita in assonanza con gli altri, senza stonature. L’esistenza del gruppo presuppone idee comuni dei membri e osservanza delle regole e dei rapporti stabiliti. Ognuno di noi partecipa quotidianamente a più gruppi: quelli imposti dalla nascita e quelli personalmente scelti per la propria attività e i propri interessi. Il concetto è intimamente correlato a quello di ruolo.
HABITAT Questo termine latino (significa “egli abita”), utilizzato prima in Inghilterra (1796) e poi in Francia (1812), fu introdotto in Italia dallo scienziato Guglielmo Bilancioni nel 1906 (Dizionario di botanica generale: istologia, anatomia, morfologia, fisiologia, biologia vegetale, Hoepli, Milano), indica un ambiente più o meno esteso, caratterizzato da condizioni climatiche uniformi, da un determinato biotopo (in ecologia il biotopo è un'area di limitate dimensioni), da un particolare assetto topografico del terreno. Il concetto di habitat è riferito alle possibilità di vita e non all’estensione territoriale; perciò un habitat si definisce vasto se le condizioni di vita che offre sono adatte alle specie più diverse per abitudini e necessità; limitato se adatto solo alla vita di determinate specie.
INTERAZIONE
SOCIALE Relazione tra due o più soggetti individuali o collettivi, di breve o lunga durata, nel corso della quale ciascun soggetto modifica ripetutamente il suo comportamento o azione sociale in vista del comportamento dell’altro. Essenziale per la comprensione di ogni interazione sociale è l’accertamento della situazione in cui essa si verifica, con le sue premesse e fasi precedenti.
ISTITUZIONALIZZAZIONE
Complesso di valori, di usi e costumi, di norme, regolatori della condotta e dell’azione in una sfera importante dell’esistenza sociale, più il personale che con la sua attività sostiene tali valori e norme, vi dà corpo, li riproduce e li impone ai nuovi membri, più le risorse materiali per svolgere tale attività. Il concetto fu formulato da Sumner, da Hobhouse, da Malinowski.
MARXISMO Un’influenza molto marcata sulla sociologia europea ha esercitato il marxismo con i suoi conceti di “lotta di classe” e di “analisi dell’ideologia”. In generale, i sociologi riconoscono il contributo dato da Marx e dai marxisti per spiegare certi fenomeni (così come il funzionalismo americano ha consentito di comprenderne altri), ma in realtà dietro il dibattito funsionalismo-marxismo c’è il problema del consenso e del conflitto sociale! In ogni società esiste una componente di “consenso” e una componente di “conflitto”.Autori come Parsons sottolineano più il consenso,altri,come C.Wright Mills e R.Dahrendorf,il conflitto e la coercizione.Una teoria generale che abbracci ambedue questi termini del problema è il maggior compito teorico della sociologia generale.Altre correnti:altre influenze sulla sociologia furono esercitate dalla psicoanalisi freudiana, ma oggi vi è una tendenza a ridurne l’utilizzazione.Negli ultimi tempi,specialmente in Europa, si è fatta sentire l’influenza dello strutturalismo dell’antropologo francese C.Levy-Strauss,di cui abbiamo parlato in precedenza,che ha influenzato profondamente lo studio della sociologia della letteratura.
MASS MEDIA Ogni processo di produzione, trasmissione e diffusione di testi, notizie, immagini, suoni, atto a raggiungere in modo simultaneo o, comunque entro brevissimo tempo, un gran numero di persone separate e disperse su un vasto spazio e per lo più non in rapporto tra loro.
I mezzi usati per attuare tale genere di processo – cinema, stampa, manifesti, radio, televisione – sono stati detti mezzi di comunicazione di massa, cioè mass media, servendosi di un ibrido linguaggio anglo-latino. I materiali da essi diffusi, cioè il contenuto della loro comunicazione di massa, sono spesso designati in blocco come cultura di massa.[1]
MITO Il mito ha esercitato nella storia della civiltà una funzione di immenso rilievo: In forma generalmente narrativa, esso fornisce generalmente una spiegazione e insieme una garanzia della validità degli elementi che costituiscono il patrimonio sociale, intellettuale e morale di una cultura. La scuola sociologica pone l’accento sul carattere funzionale del mito, che nasce come spiegazione e giustificazione dei fatti sociali. L’origine, la funzione e il valore di verità del mito sono stati variamente analizzati. Ad esempio, la scuola psicoanalitica junghiana ha visto in esso l’espressione di un inconscio collettivo anteriore all’inconscio individuale, capace di imporre a quest’ultimo i suoi simboli più profondi e più carichi di forma emotiva.
MOBILITA’
SOCIALE Passaggio di un individuo o di un gruppo da uno strato sociale ad un altro, superiore o inferiore, che può acompagnarsi o meno ad un passaggio di classe. Abbiamo una mobilità sociale verticale, quella da uno strato sociale ad un altro; una mobilità sociale orizzontale, quella entro un medesimo strato o classe sociale. Gli studi sociologici sono più numerosi per quella da uno status ad un altro, quindi trattano la mobilità sociale verticale. Vedi anche le voci status e stratificazione.
MUTAMENTO
SOCIALE Concetto strettamente correlato a quello di evoluzione sociale. Si intende per mutamente sociale la variazione o differenza nella proprietà, nello stato, nella struttura (vedi) dell’organizzazione sociale di una determinata società ovvero nei rapporti tra i maggiori sistemi sociali (vedi) che la compongono, sia nella sfera politica sia economica, della religione, della famiglia, dello stato ovvero in una o più istituzioni a quelle collegate.
ORGANICISMO Dottrina sociologica che assimila la società a un organismo vivente.Le origini di questa dottrina sono molto antiche ed illustri, Infatti, si fanno risalire a Platone! Nella “Repubblica” il filosofo greco propose un’analogia tra le tre “anime” dell’uomo e le tre classi dello stato. Fondamentale nel pensiero comtiamo: la società umana è un organismo che realizza un suo processo naturale e necessario di sviluppo. Anche Spencer utilizza la nozione della società come organismo. Ai giorni nostri il concetto è ampiamente superato: infatti, il sociologo moderno può essere seguace dell’organicismo, ma solo per atteggiamenti che implicano l’ammissione dell’interdipendenza e della cooperazione di determinati processi nell’ambito della vita associata.
RUOLO Dicesi l’insieme delle norme e delle aspettative che convergono su un individuo in quanto occupa una determinata posizione in una più o meno strutturata rete di relazioni sociali, cioè in un sistema sociale.
SISTEMA
SOCIALE Complesso di posizioni o ruoli, occcupati o svolti da soggetti individuali o collettivi, che interagiscono mediante comportamenti, azioni, attività di natura specifica (economica, politica, educativa, religiosa, sportiva, ecc.) nel quadro di norme e altri tipi di vincolo che limitano la varietà degli atti consentiti a ciascun soggetto nei confronti degli altri.
SOCIAL
DARWINISMO Alcuni sociologi del secolo XIX° credettero di intravedere delle analogie tra evoluzione biologica ed evoluzione sociale. Sono i cosiddetti socialdarwinisti. Citiamo tra essi il polacco Ludwig Gumplovicz e il francese Joseph Arthur de Gobineau. Questa corrente consistette in tutta una serie di tentativi di conciliare i due tipi di evoluzione e di stabilirne dei paralleli. In un certo senso anche Herbert Spencer si può definire un socialdarwinista.
SOCIALIZZAZIONE
Concetto peculiarmente psicologico, comunque interessante anche sotto l’aspetto sociologico. Si intende per socializzazione quel processo di adattamento di un individuo alla vita di un gruppo sociale mediante il progressivo apprendimento dei modi di vita e della cultura propri a tale gruppo, e la rinuncia o la modificazione di alcuni bisogni immediati (Notevole, a questo proposito, l’opera di Talcott Parsons.[2]
SOVRASTRUTTURA
Con questa espressione, di cui non va dimenticato il valore metaforico, si intende il complesso di tutti i rapporti sociali diversi dai rapporti di produzione. La sovrastruttura comprende due diversi livelli:
- le forme di organizzazione sociale,spesso cristaliizzate in istituzioni formali,come l’organizzazione giuridica,politica, amministrativa,militare,scolastica,etc.
- e le forme di coscienza sociale, come la religione, l’arte, la filosofia, ecc.
La distinzione tra struttura e sovrastruttura non è però sempre netta(la famiglia,ad esempio,appartiene a un tempo alla struttura e alla sovrastruttura)e varia nelle diverse formazioni sociali(lo stato, che nella società borghese moderna è la più tipica sovrastruttura politica,nel modo di produzione asiatico,nel collettivismo burocratico e anche nel capitalismo di stato partecipa della struttura economica).
STATUS Termine derivato dal diritto romano. Ha più accezioni, la più frequente delle quali sta ad indicare una posizione sociale; in una seconda accezione sta ad indicare prestigio sociale e, infine, sta ad indicare ancora un complesso di risorse sociali o di cose ambite in una società, sotto varie forme (ricchezza, proprietà, potere, infuenza, ecc.). Si può facilmente confondere con ruolo.
STRATIFICAZIONE
SOCIALE La classificazione soggettiva, dall’alto in basso e viceversa, di una popolazione di individui o di collettività ovvero di posizioni sociali o ruoli in fasce contigue e sovrapposte, detti strati sociali, che si distinguono tra loro per il differente ammontare di ricchezze, di potere, di prestigio o di altra importante proprietà socialmente rilevante che ciascuno di essi possiede. La stratificazione sociale sta sempre a significare una gerarchia di ruoli e di posizioni sociali, in cui ogni strato si colloca in una posizione superiore o inferiore ad un altro.
STRUTTURA E’ l’insieme dei rapporti di produzione, espressi anche dai modi di produzione diversi, effettivamente presenti in una determinata formazione sociale. Nella metafora di Marx, la struttura è la “base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale”.
STRUTTURALISMO
E’ una teoria che può essere applicata a tutte le scienze umane e sociali. Essa mira a concepire i fenomeni umani e sociali come un insieme di elementi che si determinano tra loro, quanto a natura e a funzione, in base a leggi generali. Secondo gli strutturalisti, se si conoscono le leggi relative a un fatto sociale, è sufficiente conoscere anche una sola parte di questo fatto per potere ricostituire l’insieme, poiché le nozioni fondamentali sono suscettibili di una formulazione logico-matematica: ad esempio, un sistema di parentela è considerato come una struttura ricorrente.
SURPLUS Termine economico equivalente a sovrappiù, usato da P.Baran (Il surplus economico e la teoria marxista dello sviluppo, 1962, Feltrinelli, Milano); e da P. Baran e P.M..Sweezy (Il capitale monopolistico, Saggio sulla struttura economica e sociale americana, Einaudi, Torino,1972) con specifico riferimento al capitalismo monopolistico degli Stati Uniti e degli altri Paesi industrializzati del secondo dopoguerra.
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[1] Interessante, a questo proposito, consultare anche il mio lavoro Comunicazione e cultura: analisi della cultura di massa, pp.124-128, in Temi e problemi socioreligiosi, II edizione, Biella, 2006. [2] Cfr. Parsons, T., Family,socialization and interaction process, by Talcott Parsons and Robert F. Bales, in collaboration with James Olds [and others], Free Press, Glencoe, Ill., 1955; trad.it. Famiglia e socializzazione, Mondadori, Milano, 1974(Biblioteca Italo Zamprotta)